Amelia Galli

Non chiedetemi perchè dipingo.
Ci sono cose nella vita che si fanno perchè si devono fare.
Sembra quasi non sia tu a sceglierle, ma loro a scegliere te.
A dire il vero non saprei neanche definire la mia pittura.
Mi sento quasi una scenografa.
Il desiderio costante di afferrare una bellezza di un tempo che non c’è piu’ e che pur racconta storie di altre dimensioni.
Scene di vita di questo e di qualche altro pianeta distante a noi migliaia di anni luce. I colori, come un linguaggio comune a tutti, narrano di cose e case misteriose.
Palazzi pieni di cielo, culle lasciate lontano, cuori come isole, astronavi che sembrano confondere lo spettatore.
Paesaggi reali che sconfinano nel cosmo.
Candele accese in mezzo agli oceani come un’orazione, in questo tempo dove piu’ che mai, la velocità ci allontana dalla contemplazione.
I personaggi spesso sono parte integrante della scenografia, che è il vero protagonista.

Il caos ordinato, il senso del non senso.

La biografia e le opere

Dicono di me...

Permettetevi di presentarvi Scipona

Senza saperlo, ignara del dono che possiede, Scipona nasce pittrice. Nasce in una terra dal paesaggio magico e conturbante, una terra di lava e di vulcani, piena di colori e di inquietudini: la Sicilia. In questo contesto determinante, si inserisce , all’età di quattro anni, il suo incontro fortuito con i paesaggi infuocati di John Martín. Dalle pagine di un libro, Martín le parla di ciò che la circonda, dell’ambiente in cui vive la sua infanzia ed indirizza la sua fantasia verso sentieri ignoti e appassionanti. E’ una vera e propia chiamata.

Qualche anno piu tardi, il dialogo con il pittore riprende, quando – ormai adulta – Scipona ritrova le immagini che l’avevano affascinata da bambina e può dare finalmente un nome al responsabile delle sue emozioni. Dopo questo nuovo incontro con John Martín, che conferisce alla sua vocazione un impronta definitiva, imboccherá una strada che non abbandonerá mai piú.

Come estrinsecare e dare forma a qualcosa che preme tanto insistentemente dall’interno? Quale strada scegliere, quando le vie di espressione convenzionali non bastano, per dare sfogo a questa esplosione di energia creativa che fin dalla piú tenera etá chiede di venire alla luce? Quando questa esigenza si pone in modo cosí pressante e inspiegabile, non c’é tempo per la riflessione: l’artista non deve fornire spiegazioni, non deve dimostrare nulla: gli basta mostrare la realtá della sua opera.

L’analisi avverá in un secondo tempo, quando si dovrá collocare e dare un nome a ció che si vede, quando e se verranno chieste delle spiegazioni. Talvolta, vedere non vuol dire guardare e lo sguardo non sempre porta dove si guarda.

Erede della simbologia di Bosch che, anni dopo, Dalí materializzerá nella sua personale ricostruzione del mondo e delle ossessioni del suo subconscio, la pittrice ne raccoglie l’ereditá, senza peraltro temere il confronto con la forza della tradizione classica e delle avanguardie. Recupera una tecnica antica e con estrema eleganza, traduce nel suo linguaggio, questo universo personale e questa sua interpretazione della pittura e della vita.

Le sue tele rappresentano scene del quotidiano, del nostro ambiente di ogni giorno, nel quale Scipona inserisce elementi destabilizzanti e grotteschi, non conformi ai nostri codici della comunicazione. In tal modo, ottiene nuove posibilità estetiche che sfociano in una visione nuova delle emozioni. Un linguaggio parallelo a quello quotidiano, ma che lo estende e lo espande.

La forza delle sue rappresentazioni non ci lascia indifferenti, il loro misterio ci attrae, vorremmo saperne di piú, ma la risposta possiamo solo trovarla dentro di noi. Come la poesia, la pittura di Scipona apre nuovi squarci sull’interpretazione, parla constantemente di quello che siamo e di ció che sentiamo e dietro tutto questo, pulsa la vita. Occorre aspettare e digerire, o meglio, covare l’idea, cosí come bisogna covare l’uovo che compare con frequenza nelle sue rappresentazioni.

Mi risulta difficile difendermi dalla violenza dolce e sottile di cui sono permeate le sue immagini che irradiano un magnetismo possente ed elegante. “Voglio che le mie tele cantino senza fare rumore – mi dice – come nei sogni”, e, indubbiamente, quello che troviamo nelle sue opere non indulge a concessioni: si offre come si offre un sogno che puó trasformarsi in un incubo o farci desiderare di non svegliarci piú.

Il cielo prelude all’avvicinarsi del temporale, il fuoco invade i campi, c’é passione negli abbracci, gli sguardi allo spettatore sono arroganti e anche quando il paesaggio é calmo, una leggera brezza agita la scena e ci ricorda che si tratta solo di una calma momentanea. Non c’é tregua possibile: nel profondo, é in agguato un mare burrascoso che ci condurrá nei luoghi in cui cantano le sirene. Un luogo dal quale non ritorneremo indenni, ma dove, finalmente, non avremo piú paura

Scipona es una joven y menuda pintora siciliana.

Lo primero que destaca en ella nada mas visualizarla son sus ojos que se salen de las orbitas por ver mas que el comun.

Tiene una nariz-boligrafo que no es tal. Su nariz es un pincel. Su cuerpo es un pincel.

Ella es un pincel destinado a plasmaciones oniricas a traves de un andamiaje renacentista sublimado.

Scipona es Rubens sin celulitis. Los cuadros de Scipona no padecen de retencion de liquidos.

Tiende a la tersura, a cierta macicez, quedando en los tules lo morbido, una morbidez vaporosa y sensual.

Scipona, como Velazquez, pinta el aire, ese aire procedente de los paisajes abruptos y decadentes de Da Vinci, que son los que avista con los prismaticos de su cotidianidad.

Sus personajes, como entresacados de un cuento de hadas, parecen estar jartos de antioxsidantes: pese a tener miradas de dilatada vivencia, poseen lozania de mediofondistas.

Scipona es el surrealismo encauzado de Dali’ ; es el aplastamiento producido por lo onirico en el corsé de la mas impecable tecnica pictorica.